Horror, un genere apprezzato da pochi

L’horror è un genere controverso, che spesso viene snobbato e non molto considerato dalla platea. La suscettibilità degli spettatori è uno dei motivi principe secondo la quale il pubblico preferisce altri tipi di film. C’è chi ritiene anche che le pellicole impressionanti siano vacue e frivole perché trattano tematiche irreali che scrutano l’imperscrutabile.
Esistono tantissime storie sviluppate e strutturate malamente per non urtare la sensibilità delle persone e rispettare quindi esigenze commerciali, o semplicemente per mancata predisposizione registica. Per questo motivo ci sono pochissimi horror validi e che meritano il giusto elogio. Questo settore cinematografico d’altronde cerca di sondare territori ignoti, fuori dai limiti umani, affrontando argomenti mistici in cui sono presenti forze superiori, anime imperiture o assassini con una psiche perversa.
Ultimamente tra i film di questo genere ho apprezzato quelli del regista James Wan. In particolare The Conjuring, caratterizzato da un’atmosfera paurosa che trasmette timore, sorprendendo lo spettatore grazie ad una regia ad hoc e a una fotografia che esalta l’aspetto spaventoso. Cito anche il seguito di The Conjuring, Annabelle, diretto da John Leonetti che ha curato la fotografia nel film di Wan. Annabelle spaventa e il merito va attribuito agli effetti sonori efficaci, alle inquadrature appropriate e a una scenografia adeguatamente realizzata. Un altro regista degno dei toni horror e che punta a terrorizzare lo spettatore senza indugiare in cali di tensione è
Scott Derrickson, di cui nomino Sinister: un film macabro che narra la furia omicida di un demone, esprimendo orrore e violenza in ogni sua sfaccettatura.
Andando a ritroso, mi viene in mente Il messaggero - The Haunting in Connecticut di Peter Cornwell, del 2009. Qui l’horror si coniuga col drammatico, ma a predominare è la prima componente. Il film è realizzato e curato perfettamente, mostrando la sua tetraggine. Un ragazzo malato di cancro affronta le atrocità avvenute in un'abitazione nella quale va a vivere con la sua famiglia. Scavando nella memoria ritrovo una perla del 1989, dal romanzo di S. King, Cimitero vivente. Questa pellicola colpisce per la crudeltà. Anche qui l’orrore è a tinte drammatiche. Oltre al ritorno in vita di esseri apparentemente umani come prima di morire, a far venire la pelle d’oca è il personaggio di Zelda, sorella di Rachel. La sua storia, della sua malattia e di come muore è a dir poco raccapricciante.

Ci sarebbe Shining, ma l'ho elogiato già nella home di questo blog.
Una parentesi a parte invece merita l’horror francese. In primis Martyrs (2008) di Pascal Laugier. Questo film, che si può catalogare come torture porn, unisce misticismo, dramma e violenza allo stato puro risultando efferato e disumano. Non c’è sollievo ma solo brutalità senza clemenza. Restando in tale ambito celebro un film di Alexandre Aja, Alta tensione (2003). Uno slasher movie che sfocia nello splatter, mostrando la ferocia di un killer affetto da doppia personalità che massacra un’intera famiglia. Concludo infine con un horror-splatter sempre francese, À l'intérieur (2007) di Alexandre Bustillo e Julien Maury. Una donna spietata e assetata di vendetta s’introduce in un appartamento di una ragazza incinta con l’intento di lacerarle il ventre e rubarle il figlio. Dietro l’atroce gesto si cela un dramma svelato nel finale.

Commenti

Post popolari in questo blog

Third Person, un film lento e piatto che si risolleva con un finale toccante

Ricordi? Il nuovo film di Valerio Mieli

Wrong Turn 6, una saga declassata